Quali certificazioni per l’ambiente

 In PUBBLICAZIONI ED INTERVENTI

16Breeam, Leed, protocollo Sbc, Itaca… Sigle e acronimi di certificati frequentemente citati da chi si occupadi compatibilità ambientale degli edifici, ma di cuitroppe volte, tra i non addetti ai lavori, si stentano acapire origini e obiettivi. Eppure lacrescita sostenibile è oggi una esigenza vitale di ogni sistema economico sviluppato, impegnato a preservare, anche per le generazioni future, i livelli di benessere attuali. Un obiettivo tanto importante che pure il Consiglio europeo di Lisbona del 2000, nell’elaborare la propria Agenda 2020, ha compreso, tra le linee di sviluppo daperseguire, tutta una serie di traguardi legati proprioal concetto di sostenibilità: la riduzione delle emissionidi gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990, nonchéil contemporaneo aumento del 20% della proporzionedi utilizzo di energie rinnovabili e l’incremento di unulteriore 20% dell’efficienza energetica complessiva.Impegni e dichiarazioni d’intenti di tale portata chenon possono non avere un’influenza diretta sui modidi costruire e di progettare, anche se non soprattuttoin ambito ricettivo. Ecco allora che, nel suo consueto spazio dedicato all’hotel building, al design e allatecnologia, l’architetto Vittorio Pedrotti traccia unapanoramica sui più diffusi modelli di certificazioneambientale attualmente in uso.
In Italia si è ormai acquisito il concetto di certificazione energetica dell’edificio, il cui ultimo riferimento legislativo è la legge n 90 del3 agosto 2013, evoluzione di una sequenza dinormative dettate dalle direttive europee e finalizzate al contenimento del consumo di energia.Tutt’altra cosa, invece, è il concetto di sostenibilità,che appare per la prima volta nel 1987, definito dalprimo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, nel rapporto della commissione Onu per l’Ambientee lo sviluppo «Our common future», come il «soddisfacimento dei bisogni delle attuali generazioni senzacompromettere la capacità delle generazioni futuredi soddisfare i propri». Un concetto, quest’ultimo,ulteriormente esplicitabile in un grafico, detto dellaTriple bottom line, che evidenzia come la sostenibilitàrappresenti la fusione di tre esigenze differenti: quelledell’ambiente naturale, dell’economia e della società.
A partire da tali presupposti, i protocolli di certificazione ambientale scaturiscono quindi da una progettazione che deve garantire, a ogni iniziativa, unalto valore economico unito al più ridotto consumo dirisorse naturali possibile. In ambito più specificamentericettivo, esse contribuiscono quindi a elevare di qualità un edificio, fornendo un attestato che è riconosciutoa livello internazionale.
I sistemi di valutazione ambientale hanno così iniziato a svilupparsi nel Nord Europa, per poi diffondersiin tutto il mondo. Il primo modello, in particolare, fuil Breeam, messo a punto in Inghilterra a partire daglianni 1990. Questi, che rappresentò una sorta di puntodi partenza anche per l’elaborazione dei sistemi successivi, consiste in un certificato,in cui il livello di performance diogni edificio viene stilato tenendoconto di punteggi intermedi, attribuiti in base a diversi parametri, comprendenti indici relativial consumo energetico, all’inquinamento, al risparmioidrico e alla “qualità” ecologica dei prodotti impiegati.Fu però nel 1996 che venne realizzato il sistema attualmente più diffuso, per la valutazione degli edificia livello energetico e ambientale. Si tratta del Leed(Leadership in energy & environmental design), messo a punto negli Stati Uniti e promosso, tra gli altri,dallo Us green building council: un’organizzazionedai molteplici interessi, che vede al proprio internola presenza di tutta unaserie di categorie differenti di attori, tra cui progettisti, imprenditori edili, costruttori, ricercatoriuniversitari… In Italia, ilprotocollo Leed cominciòa diffondersi a partire dal 2008, grazie soprattutto allavoro del Green buildingcouncil Italia, che adattòalla realtà del nostro paeselo stesso sistema di certificazione Leed. Costituitoda diverse sezioni, a cuivengono attribuiti diversi punteggi, concorrenti adefinire un edificio in basealla gerarchia basic, silver, gold, platinum, la grande novità del modello Leed consiste, in particolare, nelfatto che esso si può adattare a edifici con destinazioni d’uso differenti.Sia il Leed, sia il Breeam presentano tuttavia unpunto di criticità comune, rappresentato dal fatto cheentrambi sono applicabili unicamente alle specificità territoriali e geografiche in cui vengono effettivamente implementati. La tendenza più recente è perciò quelladi lavorare alla formulazione di uno strumento di seconda generazione, in grado di permettere valutazioni,sull’impatto e sulla performance ambientale di diversitipi di costruzioni, in base a un unico standard internazionale di riferimento.
Una delle prime evoluzioni in tale direzione è cosìoggi sicuramente il protocollo Sbc (Sustainable building challenge): un network internazionale, creatoda più di 20 paesi per sviluppare uno strumento diverifica della sostenibilità ambientale delle costruzioni, evoluzione del precedente Gbc (Green buildingchallenge), che è destinato a costituire, in futuro, lostandard globale di riferimento per la certificazione energetico-ambientale degli edifici.
In Italia, inoltre, dal 2005 è diffuso il protocollo Itaca(Istituto per la trasparenza, l’aggiornamento e la certi
ficazione degli appalti): promosso dalle regioni, essopermette di verificare la sostenibilità ambientale degliedifici e si basa su schede di valutazione relative ai consumi energetici invernali ed estivi, alla produzione diacqua calda sanitaria, all’illuminazione naturale, allaquantità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, all’uso di materiali eco-compatibili, ai consumidi acqua potabile e al mantenimento delle prestazionigenerali dell’involucro edilizio. Un ulteriore gruppo diindici di valutazione verifica poi l’incidenza dei carichiambientali, analizzando variabili come l’entità delle emissioni di gas serra, la produzione di rifiuti solidie liquidi, e la permeabilità delle aree esterne.
Non solo: dal 2008 laprovincia autonoma diBolzano cura il progettoCasaClima Nature, qualeevoluzione di CasaClima,per valutare l’eco-compatibilità dei materiali e deisistemi impiegati nellecostruzioni, oltre che peranalizzare le prestazionienergetiche degli involucri edilizi. In tale contesto, ClimaHotel introduce,all’interno delle strutturealberghiere, delle misure tecniche e strategichedi gestione, coerenti conuno sviluppo sostenibiledell’attività turistica.
L’Associazione nazionale di architettura bioecologica(Anab) ha infine creato, nel 2005, il protocollo Sb100,che ha la particolarità di essere pensato sia per un uso intuitivo con un approccio diretto e immediato, sia perun uso professionale da parte di progettisti, tecnicicomunali, amministratori di immobili e imprese, conla possibilità di attivare ulteriori approfondimenti ericerche.
Tutti obiettivi e programmi in itinere che stanno inevitabilmente modificando il modo di costruire e di progettare, vista la aumentata generale considerazione verso i problemi della sostenibilità ambientale.

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