L’hotel ecologico, analisi dei materiali

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L’hotel ecologico, analisi dei materiali

L’architettura ecologica: una multidisciplinarietà di competenze

C’est la vie qui a raison, l’architecte qui a tort” Le Corbusier (verso la fine della sua vita). Questa frase introduttiva molto forte che condividiamo ci fa intendere come l’architettura in moltissimi esempi sia stata fortemente condizionata dall’aspetto estetico a discapito di una sua relazione con le percezioni sensoriali al fine di soddisfare le esigenze fisiologiche e psicologiche dell’uomo. Per progettare architettura ecologica perciò vi deve essere una forte multidisciplinarietà di competenze che in genere un solo progettista non riesce ad analizzare in quanto le discipline progettuali sono oggi così approfondite che solo gli specialisti possono comprenderle ed elaborarle. Ci riferiamo tanto per fare un esempio alla disciplina del suolo che non è solo geologia ma oggi geobiologia, delle strutture, degli impianti al servizio sia dell’uomo che della costruzione, dell’architettura nel senso più ampio di inserimento nell’ambiente, estetica, distribuzione, modo di vivere e infine dei materiali da costruzione. In questa ristretta rubrica, non potendo approfondire tutti gli aspetti sopraccitati, ci limitiamo ad esaminare i materiali costituenti l’ambiente che vengono a diretto contatto con l’uomo. I materiali costituenti le strutture e le parti portanti di un edificio sono tradizionalmente bioecologici quali il calcestruzzo (sabbia, ghiaia e cemento), i laterizi (mattoni pieni, forati ecc.), il ferro ed il legno. Più complessa è la selezione dal punto di vista bioecologico dei materiali di finitura in quanto gran parte di questi materiali sono frutto di processi industriali che possono modificare quello che è il componente base naturale. L’elemento più diffuso e più naturale per i rivestimenti e i pavimenti è il materiale ceramico ottenuto dall’argilla e da altre sostanze naturali che, in funzione della temperatura di cottura, avrà caratteristiche di resistenza ed estetiche differenti. In questa categoria vengono compresi ovviamente, maioliche, porcellane, gres, gres porcellanato, cotti ecc. Seguono tutti i materiali lapidei quali pietre, marmi, graniti che si prestano in funzione della loro composizione ai più svariati impieghi dagli elementi di decoro, di coronamento e alle finiture interne ed esterne di pareti e pavimenti. Altro materiale per eccellenza bioecologico è il legno il quale per la sua sempre limitata disponibilità ha subito in questi ultimi anni una forte modificazione tecnologica che in alcuni casi gli ha fatto perdere la sua classificazione di prodotto naturale per l’inserimento in grande quantità di resine melamminiche (collanti MF melammina-formaldeide) ed ureiche (collanti UF urea-formaldeide) che rilasciano emissioni di formaldeide la cui concentrazione massima ammissibile nell’aria interna di ambienti è di 0,1 ppm (circolare Ministero Sanità n° 27 del 22/06/83). Le pavimentazioni tessili sono industrialmente fabbricate per tessitura, per tufting e per agugliatura di fibre naturali o sintetiche. Le fibre naturali più usate sono quelle di lana di pecora, di juta, di sisal (agave sisalana) e di cocco. Le fibre sintetiche più usate sono quelle di poliammide (circa l’80% della produzione), polipropilene, poliacrilonitrile, poliestere e nylon. Si nota un crescente interesse per moquette ottenute da fibre naturali per le quali non ci sono controindicazioni per la salute. Non và sottaciuto che alcune aziende trattano chimicamente le moquettes per dare protezione contro infestazioni di tarme e parassiti. Oggi i migliori produttori hanno rinunciato completamente all’utilizzo di prodotti antitarmici. Per coloro che hanno sensibilità allergiche alle fibre animali e al particolato contenuto nelle polveri, la moquette di fibra naturale, purchè ben mantenuta, costituisce un pavimento bioecologico molto pregevole. I pavimenti resilienti costituiscono forse il prodotto tecnologicamente più complesso nell’edilizia. Il più diffuso per le ottime caratteristiche di resistenza e di resilienza, per l’ampia gamma di colorazione e texture nonchè per il suo basso costo è il pavimento in PVC polimero termoplastico del vinilcloruro (VC) composto sino al 57 % di cloro. Tralasciando i problemi connessi alla produzione i pavimenti di PVC rilasciano nel tempo a temperatura ambiente emissioni di VC anche se in quantità minima. I problemi per la salute avvengono a temperature elevate o in caso di incendio con formazione di monossido di carbonio, acido cloridrico, diossine e furani policlorati. Questo pavimento non è classificabile tra i prodotti bioecologici. L’altro pavimento resiliente di grande diffusione è quello in gomma; suddiviso in gomma naturale (caucciù), gomma sintetica e gomma SBR (styrol-butadien-rub). I pavimenti in gomma naturale contengono prevalentemente materie prime naturali (gomma naturale, caolino, creta, polveri di zolfo e pigmenti inorganici). Pertanto bioecologici. Quelli in gomma sintetica sono ottenuti da differenti monomeri con processi di polimerizzazione a caldo o a freddo in presenza di catalizzatori. Fanno parte delle gomme sintetiche il polibutadiene e derivati, i polimeri di stirene-butadiene, i polimeri di acrilonitrile-butadiene, vari altri polimeri nonchè gomma di butile. Le gomme sintetiche vengono prodotte anche in combinazione con la gomma naturale. La più importante gomma sintetica per la produzione dipavimenti è la gomma SBR ottenuta per polimerizzazione di butadiene e stirene usati in proporzione di 3:1. I prodotti finiti emettono sostanze tra cui vinilcicloesene e 4-fenilcicloesene. La gomma sintetica non è classificabile come prodotto bioecologico. Un capitolo a parte merita il Linoleum il più antico e naturale pavimento industriale resiliente. E’ composto integralmente da olio di lino di colofonia (resina vegetale di colore giallo rossastro derivata dalle conifere) farina di legno e di sughero, gesso, creta e pigmenti e da un supporto di tela grezza. Il Linoleum è adatto per tutti gli ambienti di normale umidità. Il materiale nuovo, in funzione della durata del processo di maturazione, emette odori dovuti all’ossidazione dell’olio di lino che svaniscono abbastanza rapidamente. Per tutta la sua permanenza nell’ambiente non si verificano emissioni di altre sostanze. Al suo nome sono impropriamente associati tutti i pavimenti resilienti e pur essendo ampiamente diffuso nei paesi nordici d’Europa e d’America in Italia ha un’utilizzazione di nicchia da conoscitori delle qualità ecologiche del prodotto. Il Linoleum è un prodotto bioecologico. Da questa breve e succinta elencazione si deduce che nella progettazione l’attenzione sulla scelta dei materiali deve essere rivolta oltre all’aspetto funzionale ed estetico anche ai suoi risvolti sulla salute.

dr arch. Vittorio Pedrotti e dr ing. Federico Bergamo

Hill House California

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